La vecchiaia ha i suoi momenti belli.
Il mio pacifismo è un sentimento istintivo, un sentimento che mi abita perché l'omicidio è ripugnante. Non nasce da una teoria intellettualistica, ma da un profondo orrore per ogni forma di odio e di crudeltà.
La vita è un pendolo i cui movimenti che oscillano tra l'anarchia e la tirannia sono alimentati da illusioni perennemente rinnovate.
Tutto ciò che ha valore nella società umana dipende dalle opportunità di progredire che vengono accordate ad ogni individuo.
Non tutto ciò che può essere contato conta e non tutto ciò che conta può essere contato.
Non possiamo disperare nell'umanità, dal momento che noi stessi siamo esseri umani.
La vecchiaia non m'è mai sembrata una scusante alla perfidia umana: anzi, son più disposto a considerarla una circostanza aggravante.
Ogni vecchio si vede come una somma di astuzie riuscite. Ogni giovane si sente l'origine del mondo.
Più si invecchia, meno quel che si vede, si fa e si vive lascia traccia nello spirito: non fa più alcuna impressione, siamo ormai insensibili.
Per gli uomini è diverso. Con l'età guadagnano punti. Più diventano vecchi e più migliorano. Come il dolcetto. Noi donne invece siamo più come il gorgonzola. Più diventiamo vecchie e più diventiamo grasse.
Uno dei segni che cominciamo a non essere più giovani è il nascere di un senso di solidarietà con gli altri esseri umani.
Certi vecchi sono come gli elefanti. Di tanto in tanto si eccitano e diventano selvaggi.
Quanto più invecchio tanto più diffido della popolare dottrina che l'età porta saggezza.
Non si smette di giocare perché si diventa vecchi, ma si diventa vecchi perché si smette di giocare.
Si comincia a invecchiare quando tutto diventa déja vu, anche quello che non si è mai visto.
Invecchiare non è altro che rassegnarsi a invecchiare. Non trovo un'altra spiegazione.