Gli uomini si abituano a tutto con una spaventevole rapidità.
L'invidia è una terribile fonte di infelicità per moltissima gente.
I tipi di lavoro sono due: il primo, modificare la posizione di materia sulla o vicino alla superficie della Terra rispettivamente ad altra materia simile; il secondo, dire ad altre persone di fare questo. Il primo tipo è brutto e mal pagato; il secondo è piacevole e pagato molto bene.
La filosofia è la terra di nessuno tra la scienza e la teologia, esposta dunque agli attacchi da entrambe le parti.
Il mio concetto di religione è simile a quello di Lucrezio: la considero una specie di malattia, frutto della paura e fonte di indicibile sofferenza per l'umanità.
Nell'uomo c'è il desiderio di credere in Dio per bisogno di sicurezza e di protezione.
L'abitudine al lavoro modera ogni eccesso, induce il bisogno, il gusto dell'ordine; dall'ordine materiale si risale al morale: quindi può considerarsi il lavoro come uno dei migliori ausiliari dell'educazione.
Viviamo di solito nell'abitudine, con il nostro essere ridotto al minimo. Le nostre facoltà restano addormentate, riposando sui guanciali dell'abitudine: essa sa quello che c'è da fare e non ha bisogno di loro.
Anche l'abitudine contribuisce a far diventare vecchi; il processo mortale di fare la stessa cosa allo stesso modo alla stessa ora giorno dopo giorno, prima per trascuratezza, poi per inclinazione, e infine per codardia o inerzia.
La libertà quando comincia a mettere radici è una pianta di rapida crescita.
L'abitudine è mezza padrona del mondo. "Così faceva mio padre" è sempre una delle grandi forze che guidano il mondo.
La natura sbaglia raramente, l'abitudine spesso.
Un'abitudine, se non contrastata, presto diventa una necessità.
Prendi la direzione opposta all'abitudine e quasi sempre farai bene.
Due cose assolutamente opposte ci condizionano ugualmente: l'abitudine e la novità.
L'abitudine è la grande guida della vita umana.