Quando perdi, non perdere la lezione.
Vivi una buona, onorevole vita, di modo che, quando ci ripenserai da vecchio, potrai godertela una seconda volta.
L'educazione, la gentilezza, la pazienza e la compassione sembrano spesso essere state parte solo di un nostro passato mitico.
Dobbiamo imparare bene le regole, in modo da infrangerle nel modo giusto.
Senza essere benevoli con se stessi non si può esserlo con gli altri. Per provare amore, tenerezza verso gli altri, per desiderare che siano felici e che non soffrano, dobbiamo innanzitutto nutrire tali sentimenti verso noi stessi.
Il mondo è fatto di cose buone e cattive e ciò che noi recepiamo come realtà è in larga misura un parto del nostro spirito.
Nessuno resta quello che è quando gli portano via tutto.
Non importa se si perde la partita, ma conta come la si perde e in che modo mutiamo noi a causa di questa sconfitta, e poi conta quel che ne ricaviamo, qualcosa che prima non avevamo e che potremo applicare ad altre partite. Perdere è in questo caso vincere.
È vero che non conosciamo ciò che abbiamo prima di perderlo, ma è anche vero che non sappiamo ciò che ci è mancato prima che arrivi.
È inevitabile tanto perdere la vita, quanto perdere i beni e, se lo comprendiamo, questo è proprio un conforto. Impara a perdere tutto serenamente: dobbiamo morire.
Talvolta, durante una discussione o un litigio, occorre saper perdere subito per farlo con eleganza. Così nel sumo, se per vincere a tutti i costi si ricorre all'imbroglio, si è peggio che perdenti, si è al tempo stesso sconfitti e indegni.
Una perdita che non si conosce è una perdita totale.
La perdita di cui non ci si avvede non è una perdita.
Perdere se stessi. Una volta che si sia trovato se stesso, bisogna essere capace di tempo in tempo di perdersi e poi di ritrovarsi: presupposto che si sia un pensatore. A questo è infatti dannoso essere legato sempre a una stessa cosa.
Talvolta il miglior guadagno è nel perdere.