Gli dèi sono l'incarnazione di quello che non potremo mai essere.
Tutti gli ideali e tutte le ambizioni sono un delirio da comari uomini.
Se conoscessimo la verità, la vedremmo.
La tristezza solenne che abita in tutte le grandi cose sulle vette come nelle grandi vite, nelle notti profonde come nei poemi eterni.
Un uomo, se possiede la vera sapienza, sa godere dell'intero spettacolo del mondo da una sedia, senza saper leggere, senza parlare con nessuno, solo con l'uso dei sensi e con l'anima che non sappia essere triste.
La natura è la differenza tra l'anima e Dio.
Non è vero che fin dal principio gli dèi hanno svelato tutto ai mortali, ma gli uomini stessi, cercando, col tempo trovano ciò che è meglio.
Gli dei non danno mai tutte insieme le cose belle ai mortali.
Gli Etiopi dicono che i loro dèi sono camusi e neri, i Traci che hanno occhi azzurri e capelli rossi.
Dagli dèi, dobbiamo imparare perlomeno una virtù: la discrezione. Essi si comportano in ogni caso come se non esistessero.
Gli dèi sono tali in quanto, volutamente e intenzionalmente, non fanno nulla.
Gli dei muoiono, ma dalle loro ceneri altri dei nascono.
Che si siano sempre pregati gli dèi è umano, ma ciò non depone, a dire il vero, in favore della nostra eleganza. Meno che mai della loro.
Gli dèi ci creano tante sorprese: l'atteso non si compie, e all'inatteso un dio apre la via.
Chi ama la verità odia gli dèi, al singolare come al plurale.