Il bel paese ch'Appennin parte e 'l mar circonda e l'Alpe.
Un bel morir, tutta la vita onora.
L'adolescenza mi illuse, la gioventù mi traviò, ma la vecchiaia mi ha corretto e con l'esperienza mi ha messo bene in testa che era vero quel che avevo letto tanto tempo prima; che i godimenti dell'adolescenza sono vanità.
I libri condussero alcuni alla saggezza, altri alla follia.
I libri ci danno un diletto che va in profondità, discorrono con noi, ci consigliano e si legano a noi con una sorta di familiarità attiva e penetrante.
O cameretta, che già fosti un porto a le gravi tempeste mie diurne, fonte se' or di lacrime notturne, che 'l dì celate per vergogna porto.
L'Italia è il solo paese dove si gusta ancora la gioia di vivere. Ci fa credere nella gioia di vivere, anche quando lei stessa non ci crede.
In Italia il far nulla appartiene alle occupazioni.
Mi mancano gli italiani, il modo in cui si riuniscono per cenare, le loro priorità.
La maternità è un grande motore che può cambiare l'Italia, perché saremo noi mamme ad allevare gli uomini di domani, figli, futuri padri e compagni, costruttori del mondo che verrà.
Il male dell'Italia ormai è tale da aver pervaso quasi tutto, e solo il tagliare spese allo Stato, e possibilità di favori alla politica, può risolverlo. Non certo una «tv dei ragazzi», viziata, non adatta agli affari adulti.
Gl'italiani vanno al Nord in cerca di soldi; al Sud in cerca dell'anima. All'estero smettono di essere meridionali o settentrionali e diventano solo italiani.
Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.
In Italia per trecento anni sotto i Borgia ci sono stati guerra, terrore, criminalità, spargimenti di sangue. Ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo, il Rinascimento. In Svizzera vivevano in amore fraterno, avevano 500 anni di pace e di democrazia. E cosa hanno prodotto? L'orologio a cucù.
Fra 30 anni l'Italia non sarà come l'avranno fatta i governi, ma come l'avrà fatta la TV.
E quest'Italia, un'Italia che c'è anche se viene zittita o irrisa o insultata, guai a chi me la tocca. Guai a chi me la ruba, guai a chi me la invade.