Una società ideale è un dramma recitato esclusivamente nell'immaginazione.
L'universo, per quanto possiamo osservare, è una macchina immensa e meravigliosa.
La nostra dignità non consiste in ciò che facciamo, ma in ciò che comprendiamo. Il mondo intero sta facendo delle cose.
Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo.
L'eloquenza è un'arte repubblicana, la conversazione un'arte aristocratica.
La felicità dovrebbe essere l'unica condizione della vita; dove la felicità fallisce, l'esistenza rimane un folle e lamentevole esperimento.
L'uomo può essere stato fatto a immagine di Dio, ma la società umana è stata fatta a immagine del Suo opposto. E cerca sempre di ritornare.
La nostra società ha legato il suo destino a un'organizzazione fondata sull'accumulazione illimitata. Questo sistema è condannato alla crescita. Non appena la crescita rallenta o si ferma è la crisi, il panico.
La società si compone di due grandi classi: quelli che hanno più pranzi che appetito, e quelli che hanno più appetito che pranzi.
È semplicemente noioso essere in società, ma è semplicemente tragico esserne esclusi.
Si può paragonare la società a un fuoco, con cui il saggio si riscalda, a debita distanza, senza peraltro giungere a toccarlo, come ha fatto lo stolto, il quale, dopo essersi bruciato, fugge nel freddo della solitudine, e si lamenta perché il fuoco brucia.
Bisogna aver vissuto in una piccola città per sapere come i congegni della società vi giochino allo scoperto e fino a che punto i drammi e le farse della vita pubblica e privata vi siano messi a nudo.
La società non deve esigere nulla da chi non si aspetta nulla dalla società.
Quanto rapidamente in una società di citrulli si diventa citrulli.
Se non si concede all'individualità alcun gioco, la società non progredisce; se le si permette di rompere ogni freno, la società perisce.
Per entrare nella migliore società, oggi, bisogna servire buone colazioni alla gente, divertirla o scioccarla: nient'altro!