Le felicità come le sventure vanno sempre in frotte.
L'infedeltà è sciaguratamente fedele compagna di molti matrimoni moderni.
E che serve all'Italia d'aver dei bei porti e delle terre ubertose, quando i suoi governi ad altro non pensano che a far dei soldi per pascere le classi privilegiate, ed obbligar colla forza, coll'astuzia e col tradimento alla miseria ed al disonore le classi laboriose?
Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male, nonostante ciò non rifarei oggi la via dell'Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio.
Se l'antichità romana ha detto: «L'ozio essere il padre de' vizi», ha inteso dire al tempo stesso: il lavoro essere il padre di ogni virtù.
Come tutto divien bello al sole della gioventù e della primavera.
Le regole fondamentali per raggiungere la felicità sono queste: non maledirsi o disprezzarsi e non essere arrabbiati contro gli altri o contro l'universo. Questi rappresentano i due ostacoli principali.
La felicità è una merce favolosa: più se ne dà e più se ne ha.
La felicità è quello stato di consapevolezza che deriva dalla realizzazione dei propri valori.
Tutti hanno diritto di essere felici a modo loro.
Il puritanesimo è l'ossessionante paura che qualcuno, da qualche parte, possa essere felice.
Non sarai mai felice se continui a cercare in che cosa consista la felicità. Non vivrai mai se stai cercando il significato della vita.
La felicità è amore, nient'altro. Felice è chi sa amare.
I felici sono felici per il possesso della giustizia e della temperanza e gli infelici, infelici per il possesso della cattiveria.
A ogni donna corrisponde un seduttore. La sua felicità sta nell'incontrarlo.
È un lavoro, essere felici. È una costruzione. Devi metterla giù tavola per tavola e chiodo per chiodo, e controllare di continuo che tutto sia a posto, e tenere ben spalato tutto intorno. Ci vuole un sacco di manutenzione.
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