Viaggiare - ti lascia senza parole, poi ti trasforma in un narratore.
Viaggiare – ti lascia senza parole, poi ti trasforma in un narratore.
Senza uscire dalla porta conoscere il mondo. Senza spiare dalla finestra vedere la via del cielo. Più lontano si va, meno si sa. Perciò il saggio non viaggia, eppure sa; non guarda, eppure comprende; non fa, eppure compie.
La presunzione di onniscienza sorta con internet ha generato l'errata e arrogante convinzione secondo cui lo sforzo fisico del viaggio è diventato superfluo.
Come tutti i grandi viaggiatori ho visto più di quanto ricordi e ricordo più di quanto ho visto.
La conclusione di tutte le nostre ricerche sarà di arrivare dove eravamo partiti e di conoscere il posto per la prima volta.
Viaggiando si può realizzare che le differenze sono andate scomparendo: tutte le città tendono ad assomigliarsi l'una all'altra, i posti hanno mutato le loro forme e ordinamenti. Una polvere senza forma ha potuto invadere i continenti.
Visitare terre lontane e conversare con genti diverse rende saggi gli uomini.
Chi non si muove, non può rendersi conto delle proprie catene.
Una volta che da un interesse qualsiasi nasce un legame, capita che quel paese ci apra il suo cuore tutt'a un tratto e mostrandoci molte cose. A quel punto la storia di quel paese ci si spalanca davanti agli occhi come se si trattasse di qualcosa di nostro.
I nomadi lo sanno: le mappe non servono a orientarsi, ma a sognare il viaggio nei mesi che precedono il distacco.
La vera casa dell'uomo non è una casa, è la strada. La vita stessa è un viaggio da fare a piedi.