Nel paziente esercizio della scrittura ho dato un senso al dolore.
Anche se i genitori sono assenti, l'importante è avere in memoria l'amore di qualcuno.
La bellezza altro non è che un atteggiamento.
In ultima istanza la bellezza altro non è che un atteggiamento.
La fotografia è un esercizio di osservazione e il risultato è sempre un colpo di fortuna.
Cerco di non pensare all'indomani; il futuro non esiste, dicono gli indio dell'altipiano, contiamo solo sul passato per trarne esperienza e conoscenza, e sul presente che è appena un batter di ciglia, perché nello stesso istante si tramuta in passato.
La scrittura ha cessato di essere la prosa del mondo; le somiglianze e i segni hanno sciolto la loro antica intesa; le similitudini deludono, inclinano alla visione e al delirio; le cose restano ostinatamente nella loro ironica identità: sono soltanto quello che sono.
Per me scrivere è tirare fuori la morte dal taschino, scagliarla contro il muro e riprenderla al volo.
Io sono vivo, ma non vivo perché respiro, mi sento vivo solo se sfilo la stilo e scrivo.
Niente di peggio che lavorare a orario fisso: si produce scrittura burocratica.
Gloria e merito di alcuni è scrivere bene; e di altri non scrivere affatto.
L'arte di scriver storie sta nel saper tirar fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s'accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla.
Per la scrittura io ho fatto tutto, mi sono ridotto persino a vivere.
La scrittura dal punto di vista della logica è sempre imperdonabile, ma dal punto di vista della scrittura è indispensabile.
Io scriverò se vuoi perché cerco un mondo diverso, con stelle al neon e un poco di Universo, e mi sento un eroe a tempo perso.
La scrittura esige virtù scoraggianti, sforzi, pazienza; è un'attività solitaria in cui il pubblico esiste solo come speranza.