Ci sono diecimila e più porte attraverso cui l'uomo può uscire di scena.
Perché non posso sposarmi? Non sono io a inventare, così, Nessun mondo né costume nuovo.
La gloria è come le lucciole, che da lontano brillano ma viste da vicino non hanno né testa né luce.
Dal coraggio nell'andare a cavallo vengono le prime scintille di una risoluzione crescente, che eleva l'anima ad azioni nobili.
Per quanto bella sia stata la commedia in tutto il resto, l'ultimo atto è sempre sanguinoso. Alla fine, con una vanga si getta della terra sulla testa. Ed ecco fatto, per sempre.
La paura della morte abita nella maggior parte di noi, a un livello più o meno alto, perché non è forse la morte considerata il grande «ignoto»?
C'è il sacro terrore della morte, ma la morte è un fatto naturale, credo che la morte sia un'amica dell'uomo, perché mette fine a quel grande dolore che è la vita.
La morte è la curva della strada, morire è solo non essere visto.
Entriamo nel sonno per un atto di egoismo giornaliero: nella morte per un egoismo definitivo.
Due cose belle ha il mondo: amore e morte.
Nessuno muore mai completamente, c'è sempre qualche cosa di lui che rimane vivo dentro di noi.
Non sarebbero uomini, se non fossero tristi. La loro vita deve pur morire. Tutta la loro ricchezza è la morte, che li costringe industriarsi, a ricordare e prevedere.
Se si potesse scontare la morte dormendola a rate!
La morte che tanto temiamo e rifiutiamo interrompe la vita, non la elimina.