Un bravo attore non fa mai la sua entrata prima che il teatro sia pieno.
Ho scritto molto su Dio, ma in fin dei conti non so se credo in Dio. Io non capisco come alcuni facciano ad affermare che Dio sia datore di immortalità, io non riesco a credere in un Dio immortale.
Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada lì ricomincia la storia del calcio.
L'unica cosa senza mistero è la felicità, perché si giustifica da sé.
Essere immortale è cosa da poco, tutte le creature lo sono, giacché ignorano la morte.
La vita è troppo povera per non essere anche immortale.
Il teatro mi ha aperto ad un mondo nuovo, ad una libertà che prima non conoscevo.
Nel teatro, il regista è Dio, ma sfortunatamente gli attori sono atei.
Il teatro non è indispensabile. Serve ad attraversare le frontiere fra te e me.
Per un attore, fare teatro è quanto di più eccitante ed istruttivo possa esserci.
Il drammaturgo descrive gli uomini. Per farlo prende degli attori.
Il teatro è condannato a morire da sé e deve consegnare il suo retaggio al cinematografo. Il cinematografo, tramutati in un ramo industriale l'ingenuo realismo e l'artisticità di Cechov e Gorki, spiana la strada al teatro dell'avvenire, alla libera arte dell'attore.
Credo sia importante per un attore dividersi tra set cinematografico e teatro.
Al college ho lasciato medicina per fare teatro, poi mi sono trasferito a San Francisco e ci ho vissuto per cinque anni.
Quando entri in un meccanismo come quello del cinema, è estremamente difficile uscirne. Il teatro rimane uno dei cardini principali nel cinema, la mia esperienza teatrale rimane un fatto fondamentale. È stata la base.
Un teatro era il paese, un proscenio di pietre rosa, una festa di mirabilia. E come odorava di gelsomino sul far della sera. Non finirei mai di parlarne, di ritornare a specchiarmi in un così tenero miraggio di lontananze.