Una società fondata sul lavoro non sogna che il riposo.
I ricordi si interpretano come i sogni.
I filosofi è cosa strana, non capiscono nulla di arte, mentre gli artisti capiscono assai di filosofia: segno è che l'arte è anche filosofia, ma la filosofia non è arte.
I nostri deputati leggono poco, si sente dal loro silenzio.
L'intellettuale è un signore che fa rilegare i libri che non ha letto.
Guardava la sua proprietà terriera con l'occhio di chi l'ha rubata di fresco.
Tutta la grandezza del lavoro è dentro l'uomo.
Se le masse lavoratrici rimangono in uno stato di miseria e di abbrutimento, non v'è grandezza di popolo, né dentro, né oltre i confini della Patria.
Non è un piacere stare a osservare il lavoro umano quando questo è ancora fatica, maledizione e schiavitù.
Il lavoro è parte speciale di quelle condizioni indispensabili che una società veramente umana deve garantire perché ognuno possa non solo sopravvivere e vivere ma ancora di più realizzare se stesso secondo il disegno di Dio.
Questo secolo di pedagogia proletaria predica la dignità del lavoro, come uno schiavo che calunnia l'ozio intelligente e voluttuoso.
Il lavoro caccia i vizi derivanti dall'ozio.
Il lavoro è tenue, ma darà non tenue gloria.
Il lavoro rivela il carattere delle persone: alcuni si tirano le maniche, altri girano al largo e altri ancora non si fanno proprio vedere.
Il lavoro è l'amore reso visibile.
Lo scopo del lavoro è quello di guadagnarsi il tempo libero.