Le carceri sono luoghi favorevoli alla lettura dei testi di filosofia.
Sovente, gli uomini trovano di aver interesse a non pensare o non hanno l'energia e la costanza intellettuale occorrenti per pensare sul serio. Ma se pensano, vincendo gli ostacoli pratici che si frappongono al pensare, possono giungere al vero.
Se il pensiero è verità, esso, ove non incontrasse ostacoli, consisterebbe nella contemplazione di se medesimo.
Ognuno è prigioniero della sua famiglia, del suo ambiente, della sua professione, dei suoi tempi.
Anche in prigione ci sono delle canaglie, come dappertutto.
Rassegnarmi a tutto l'orrore d'una lunga prigionia, rassegnarmi al patibolo, era nella mia forza. Ma rassegnarmi all'immenso dolore che ne avrebbero provato padre, madre, fratelli e sorelle, ah! questo era quello a cui la mia forza non bastava.
La necessità può mettermi a terra indifesa, ma non può tenermi là; e nemmeno quattro mura possono limitare la mia visione.
È finito in prigione perché urlava di non essere libero.
Un prigioniero non ha sesso. È l'eunuco particolare di Dio.
Non è che vada molto meglio, vivo solo in una prigione più grande.
La liberazione non è la libertà; si esce dal carcere, ma non dalla condanna.
Prigione: a parte il necessario, non manca niente.
Poiché esser appieno consci di sé come individui significa anche esser separati da tutto il resto. Questo è il regno amletico dello spazio infinito in un guscio di noce, di qui discende che tutto è "parole, parole, parole", e che "la Danimarca è una prigione".