La noia è uno dei mali meno gravi che abbiamo da sopportare.
Malgrado tutto, i letterati rimangono persone di qualità intellettuale, e ignorare certi libri, certe peculiarità della scienza letteraria, resterà sempre, quand'anche si tratti di un uomo di genio, un segno di rozzezza intellettuale.
La felicità è un prolungamento, una moltiplicazione di noi stessi.
La sofferenza è una specie di bisogno dell'organismo di prendere coscienza di uno stato nuovo che l'inquieta, di rendere la sensibilità adeguata a questo stato.
Per quanto ci si creda tranquilli quando si ama, l'amore è sempre nel proprio cuore in equilibrio instabile.
L'estate non si caratterizza meno per le sue mosche e zanzare che per le sue rose e le sue notti stellate.
Tutte le cose vengono a noia colla durata, anche i diletti più grandi: lo dice Omero, lo vediamo tuttogiorno.
La noia proviene o da debolissima coscienza dell'esistenza nostra, per cui non ci sentiamo capaci di agire, o da coscienza eccessiva, per cui vediamo di non poter agire quanto vorremmo.
Quando l'uomo non ha sentimento di alcun bene o male particolare, sente in generale l'infelicità nativa dell'uomo, e questo è quel sentimento che si chiama noia.
La noia è la più sterile delle passioni umane. Com'ella è figlia della nullità, così è madre del nulla: giacché non solo è sterile per sé, ma rende tale tutto ciò a cui si mesce o avvicina.
L'uomo odia la noia per la stessa ragione per cui odia la morte, cioè la non esistenza.
L'uomo si disannoia per lo stesso sentimento vivo della noia universale e necessaria.
Anche il dolore che nasce dalla noia e dal sentimento della vanità delle cose è più tollerabile assai che la stessa noia.
La noia è il più nobile dei sentimenti umani, in quanto ci mostra l'insufficienza delle cose esistenti di fronte alla grandezza del desiderio nostro.
La noia fra due persone non proviene dallo stare insieme fisicamente, ma deriva dallo stare divisi, separati mentalmente e spiritualmente.
Il modo migliore per diventare noiosi è dire tutto.