Il dolore ha certi limiti che non conviene oltrepassare.
Le sole conquiste che non lasciano nell'animo amarezza sono quelle che si vincono contro l'ignoranza.
Gli uomini di genio sono meteore destinate a bruciare per illuminare il loro secolo.
Il buon Dio sta sempre dalla parte della migliore artiglieria.
Bisogna saper vincere il nostro cattivo umore.
Tranquillizzando lo spirito si guarisce il corpo.
Le lacrime non sono espresse dal dolore, ma dalla sua storia.
Il dolore precede ogni piacere ed è il principio motore dell'uomo.
Se del dolore in se stesso non si è avuta già perfetta conoscenza in principio, come si potrà essa avere successivamente?
Se è vero che ci si abitua al dolore, come mai con l'andare degli anni si soffre sempre di più?
Ma il dolore non intende prestare ascolto alla ragione, perché il dolore ha una sua propria ragione che non è ragionevole.
La morale e la civiltà vogliono che l'uomo abbia "meno dolore" ma non "più felicità".
Soltanto il rispetto dei valori e dei dolori che si vogliono superare consente di trascenderli; ignorarli con frettolosa sgarbatezza significa lasciarli pericolosamente fermentare nel livore represso e lasciarli incancrenire nel risentimento non risolto.
Viviamo sotto strati di dolore, uno soggiacente all'altro e che per la presenza di quest'altro non viene percepito, ma che è pronto a far sentire la sua punta non appena quest'altro scompare.
Quanto dolore c'è nella vita, è vero, ma quanta vita c'è nel dolore?
Non c'è nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria.