Gli eroi sono più inclini all'autocitazione che all'autocritica.
Le uniche cose che meritano discussione e interesse non sono i tentativi di dimostrare di avere avuto ragione, ma gli errori commessi e gli aspetti che non si conoscevano.
Gli scrittori e gli intellettuali reclamano da qualche tempo, spesso e volentieri, di essere catalogati fra le specie in via di estensione. Può anche darsi che lo siano. Però, per amore della completezza, occorre anche aggiungere che costituiscono anche una delle specie più pericolose.
Un eroe è chi fa quello che può.
Se l'eroismo non contasse sacrificio sarebbe un affare di ordinaria amministrazione.
Conobbi un uomo che all'ora della sveglia balzava subito dal letto e faceva un bagno freddo. Ma questo eroismo non serviva a nulla perché, dopo il bagno, doveva saltare di nuovo dentro al letto per scaldarsi.
Bisogna rendersi conto che la mafia è un fenomeno terribilmente serio e grave, e che va combattuto non pretendendo l'eroismo di inermi cittadini, ma coinvolgendo nella lotta le forze migliori delle istituzioni.
Ci si dimentica sempre che un eroe è un uomo, soltanto un uomo, e che resistere a una tirannia, subire sevizie, languire per anni in una cella senz'aria né luce è a volte più facile che battersi nell'equivoco e nelle lusinghe della normalità.
Che cosa rende eroici? Muovere incontro al proprio supremo dolore e insieme alla propria suprema speranza.
Fare il proprio dovere val meglio dell'eroismo.
Quando indago la gloria conseguita dagli eroi, e le vittorie dei grandi generali, non invidio i generali.
Guerre, conflitti, tutti affari. Un omicidio è delinquenza, un milione è eroismo. Il numero legalizza.
Il vero eroismo non riceve ovazioni, non intrattiene nessuno. Nessuno fa la fila per vederlo. Nessuno se ne interessa.