Io so questo: che chi pretende la libertà, poi non sa cosa farsene.
Nel teatro la parola è doppiamente glorificata: è scritta, come nelle pagine di Omero, ma è anche pronunciata, come avviene fra due persone al lavoro: non c'è niente di più bello.
Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
Nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole.
La continuità tra il ventennio fascista e il trentennio democristiano trova il suo fondamento sul caos morale e economico, sul qualunquismo come immaturità politica e sull'emarginazione dell'Italia dai luoghi per dove passa la storia.
Gli indiani non sono mai allegri: spesso sorridono, è vero, ma sono sorrisi di dolcezza, non di allegria.
La relazione tra la mia esperienza di imprenditore e quella di politico risiede in un'unica parola: libertà.
Forse la libertà non è nemmeno poter fare ciò che si vuole senza limiti, ma piuttosto saperseli dare. Non essere schiavi delle passioni, dei desideri. Essere padroni di se stessi.
Abbiamo bisogno dello Stato e delle sue leggi per far sì che gli inevitabili limiti della libertà dei cittadini siano uguali per tutti.
L'unica vera legge è quella che conduce alla libertà.
La libertà è il diritto di fare ciò che le leggi permettono.
Nessun uccello vola troppo in alto, se vola con le proprie ali.
L'uomo libero non si chiede mai cosa può fare il suo paese per lui né cosa lui può fare per il paese.
Dov'è la libertà, lì è il mio Paese.
Non v'ha cosa che tanto noccia alla pubblica libertà quanto l'intiepidir la virtù nel cuore dei cittadini.
Un uomo è libero nel momento in cui desidera esserlo.