Viaggiare è il paradiso degli sciocchi.
Tutti i grandi oratori furono all'inizio pessimi parlatori.
Buona educazione, una fusione di gentilezza e di indipendenza.
Credere nel proprio pensiero, credere che ciò che è vero per voi, personalmente per voi, sia anche vero per tutti gli uomini, ecco, è questo il genio.
Il solo ingegno non può fare uno scrittore. Vi dev'essere un uomo dietro il libro.
Dai il meglio di te stesso, perché quello è tutto ciò che è di te.
Viaggiare dovrebbe essere sempre un atto di umiltà.
Ogni viaggio comincia con un vagheggiamento e si conclude con un invece.
Viaggiare è una scuola di umiltà, fa toccare con mano i limiti della propria comprensione, la precarietà degli schemi e degli strumenti con cui una persona o una cultura presumono di capire o giudicano un'altra.
L'uso dei viaggi è di regolare l'immaginazione con la realtà, e, invece di far pensare come possono essere le cose, di farle vedere come sono.
Il nostro viaggiare su e giù indica, oltre che curiosità, anche un bisogno, ma di che? Che cosa ci manca?
Conta il viaggio che il sogno ti fa fare. Conta non stare mai fermi, non importa dove arrivi, tanto poi devi ripartire.
Il vero viaggiatore si sposta in quanto è più leggero del suo ambiente, emerge in superficie come i gas.
Esistono cammini senza viaggiatori. Ma vi sono ancor più viaggiatori che non hanno i loro sentieri.
Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato.
Il viaggio è nella testa.