Il file-sharing? È grande. E nessuno può farci nulla.
E' il successo, non la celebrità, a dare dipendenza. Sono dipendente da un sacco di cose e, come spesso accade, il successo è una di queste.
Michael Bublé è un grande, mi piace. E' come me ma lui sa cantare.
Per quanto mi riguarda, Internet è solo un modo nuovo per essere respinto da una donna.
Il problema della musica su Internet? Le grandi case discografiche facciano una iniziativa, coinvolgendo la comunità web, magari anche qualche hacker, per trovare una soluzione, in modo da passare dalla repressione, che non serve, alla collaborazione.
Nessuno sa come il concetto di democrazia potrebbe mutare attraverso un'ideologia globale dei social network.
I ragazzi non guardano la tv, l'informazione viene da internet e spesso è avariata, è come se vivessero in un mondo irreale.
Mi sono reso conto che non ero abbastanza vecchio per disinteressarmi dell'evoluzione del mondo dei giovani e delle sue convenzioni di dialogo. Per questo non potevo fare a meno dei social network. Qualsiasi cosa uno faccia non può prescindere dalla conoscenza delle nuove generazioni.
La nuova interdipendenza creata dall'elettronica ricrea il mondo ad immagine di un villaggio globale.
Forse lei avrebbe proibito Internet per tenere aperte le biblioteche.
La rete è il luogo del dono. Concetti come file sharing, free software, open source, creative commons, user generated content, social network hanno tutti al loro interno, anche se in maniera differente, il concetto di 'dono', di abbattimento dell'idea di 'profitto'.
Quando mi trovo alle conferenze sull'informazione tecnologica e la gente dice che la cosa più importante al mondo è fare in modo che le persone possano connettersi alla Rete, io rispondo: "Mi state prendendo in giro? Siete mai stati nei Paesi poveri?".
Due o tre clic al giorno levano il regime di torno.