È felice chi giudica rettamente. È felice chi è contento della sua condizione, qualsiasi essa sia, e gode di quello che ha. È felice chi affida alla ragione la condotta di tutta la sua vita.
Più che alla fama, alla coscienza attendi.
Proprio e naturale della virtù è godere e gioire: adirarsi non è conforme alla sua dignità, non più che essere triste; eppure la tristezza è compagna dell'iracondia, e ogni forma d'ira si risolve in essa, sia dopo il pentimento sia dopo l'insuccesso.
Vale la pena sperimentare anche l'ingratitudine pur di trovare una persona grata.
Nessun impero violento durò a lungo: solo quello che è moderato resiste al tempo.
Questo è l'unico motivo per cui non possiamo lagnarci della vita: essa non trattiene nessuno.
Il segreto della felicità non è di far sempre ciò che si vuole, ma di voler sempre ciò che si fa.
La felicità e la pace del cuore nascono dalla coscienza di fare ciò che riteniamo giusto e doveroso, non dal fare ciò che gli altri dicono e fanno.
La felicità non sta nell'assenza dei contrasti, ma nell'armonia dei contrasti. È questa armonia a essere costruttiva.
La felicità è conoscere e meravigliarsi.
Ogni felicità è un capolavoro.
Giammai sarai felice finché ti tormenterai perché un altro è più felice.
I due nemici della felicità umana sono il dolore e la noia.
E vaffanculo. È questa la parola che viene istintiva quando ti capita di sentirti inaspettatamente felice, tutt'a un tratto.
Amare è mettere la nostra felicità nella felicità di un altro.
Le felicità come le sventure vanno sempre in frotte.
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