Le nostre malattie sono nuove, come nuovo è il nostro genere di vita.
La nostra insensatezza è evidente: secondo noi compriamo unicamente ciò per cui sborsiamo del denaro, e definiamo gratuito quello per cui paghiamo di persona.
Come mai ad alcuno qualche cosa può parer sicura, se il mondo stesso è continuamente scosso, e se anche le sue parti più solide traballano?
La vita è tutta una serie di mali, che a nessuno concedono lunga pace, al massimo una tregua.
Il saggio non provocherà mai l'ira dei potenti, anzi la eviterà, come in navigazione si evitano le tempeste.
Le donne hanno tutto il diritto di fingere di non pensare.
Mi piace la convalescenza: è la cosa per cui vale la pena ammalarsi.
Il male è già mezzo guarito quando se n'è scoperta la causa.
Quando la malattia entra in una casa non si impossessa soltanto di un corpo, ma tesse tra i cuori un'oscura rete che seppellisce la speranza.
La malattia è un processo fisico che dà inizio a quell'uguaglianza che la morte perfeziona.
Chi non sente il suo male è tanto più malato.
L'ammalato ribelle fa il medico crudele.
Le malattie distinguono l'uomo dalle bestie e dalle piante. L'uomo è nato per soffrire.
Nella malattia il dolore fine a se stesso non va mai accettato e va contrastato con qualsiasi mezzo. La malattia deve aumentare e non diminuire il rispetto per la libertà, l'autodeterminazione e la personalità dell'individuo.
Non era triste che la maggior parte delle persone si dovesse ammalare per rendersi conto che è bello vivere?
A dire il vero, non è la morte, è la malattia quello che temo, l'immensa umiliazione legata al fatto di languire nei paraggi della morte.