La lettura è il centro creativo della vita di uno scrittore.
Tutto il mondo è Dio. Noi stiamo camminando su Dio, e là indietro le mosche volano e gli insetti strisciano su Dio, anzi anche gli insetti sono Dio.
"Ancora qui!" urlò al vecchio Re Rosso. "Ancora qui, vecchio ciucciacazzi, che ti sia gradito!"
La porta d'ingresso di Big Pink era rivolta a est e il sole del mattino colpiva in pieno il volto di Wireman, illuminando una compassione così profonda da non poterla guardare.
Lo scrittore tossicodipendente è nient'altro che un tossicodipendente, sono tutti in altre parole comunissimi ubriaconi e drogati. La pretesa che droghe e alcol siano necessari per sopire una sensibilità più percettiva non è che la solita stronzata autogiustificativa.
Tanto vale bersi l'oceano con un cucchiaino piuttosto che discutere con un innamorato.
Perché una volta che il male di leggere si è impadronito dell'organismo, lo indebolisce tanto da farne facile preda dell'altro flagello, che si annida nel calamaio e che suppura nella penna.
È meglio non saper né leggere né scrivere che saper leggere e scrivere, e non esser capaci d'altro.
Leggere è una delle esperienze più formative e creative per la vita e l'intelligenza di un individuo e dunque di una collettività, di una civiltà.
Leggere equivale a pensare con la testa di qualcun altro invece che con la propria.
Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma.
Quante letture ci si risparmierebbe, se si conoscessero prima gli scrittori. Tutte le letture?
L'arte di non leggere è assai importante. Essa consiste nel non prendere in mano quello che in ogni momento occupa immediatamente la maggior parte del pubblico.
Quando si legge, si ama sempre un poco versarsi fuori di sé, viaggiare.
Leggere è sognare per mano altrui.
Il tempo per leggere è sempre tempo rubato. Rubato a cosa? Diciamo, al dovere di vivere.