L'amor proprio è il debole di tutti gli esseri umani.
Dandosi a Dio, il cuore non perde la sua tenerezza naturale, anzi, questa tenerezza cresce divenendo più pura e più divina.
Oh, che veleno di lodi ho visto servire alla Madre Priora! Come bisogna che un'anima sia distaccata e innalzata sopra se stessa per non subirne del male!
Io credo che il Signore mi abbia permesso di ricordarmene per provarmi che un'anima in stato di grazia non ha nulla da temere dai demoni i quali sono vigliacchi, capaci di fuggire davanti allo sguardo di una bambina.
Quando si accetta il disgusto di essere stati cattivi, il buon Dio ritorna subito.
Finalmente i miei desideri erano compiuti , l'anima mia provava una pace così dolce e profonda che mi sarebbe impossibile esprimerla, e da sette anni e mezzo questa pace mi è rimasta, non mi ha abbandonata in mezzo alle prove più serie.
Amare se stessi è l'inizio di un idillio che dura tutta la vita.
L'umanità ci sta a farsi i complimenti fino a quando non viene uno a dire della loro inutilità. Allora si arrossisce, perché l'amor proprio viene stuzzicato.
L'amor proprio degli sciocchi scusa quello delle persone di spirito.
L'amor proprio è il più grande di tutti gli adulatori.
Solo Dio può guarirci dal nostro amor proprio, perché solo Lui può soddisfarlo, compierlo. Lo fa esistere in un rapporto unico che stabilisce tra lui e noi.
Quando il mio amor proprio, approfittandosi di qualche momento di disattenzione, costruirà i suoi castelli in aria, mi vorrà far volare, volare, io mi faccio una legge di pensare sempre a questi tre luoghi: il Getsemani, la casa di Caifas, il Calvario.
Tutti, schiavi e vittime dell'amor proprio, non vivono per vivere, ma per far credere di aver vissuto.
Tutto è amor proprio nell'uomo e in qualunque vivente. Amabile non pare e non è, se non quegli che lusinga, giova etc. l'amor proprio degli altri.
È forse contro la ragione o contro la giustizia amare se stessi? E perché dobbiamo volere che l'amor proprio sia sempre un vizio?
Quando si deve trattare con il prossimo prendere dalla parte dove non c'è amor proprio.