La saggezza non sta nel distruggere gli idoli, sta nel non crearne mai.
In fondo la gaffe nasce sempre da un atto di sincerità non mascherata; quando la sincerità è voluta non si ha gaffe ma sfida e provocazione.
L'umanità non sopporta il pensiero che il mondo sia nato per caso, per sbaglio, solo perché quattro atomi scriteriati si sono tamponati sull'autostrada bagnata. E allora occorre trovare un complotto cosmico, Dio, gli angeli o i diavoli.
Non sono le notizie che fanno il giornale, ma il giornale che fa le notizie.
Come non cadere in ginocchio davanti l'altare della certezza.
Ci vuole sempre qualcuno da odiare per sentirsi giustificati nella propria miseria.
Non è saggio un uomo perché parla molto: ma quando è paziente, pacifico, intrepido, allora lo si chiama saggio.
Il saggio non dice tutto quello che pensa, ma pensa tutto quello che dice.
Il saggio ha le sue manie, così come lo sciocco. Ma la differenza tra loro è che i punti deboli di quello sono noti solo a lui e nascosti al mondo, e la manie dell'altro sono note al mondo e nascoste a lui stesso.
Egli osa essere un folle, e quello è il primo passo nella direzione della saggezza.
La saggezza non è comunicabile. La scienza si può comunicare, ma la saggezza no. Si può trovarla, viverla, si possono fare miracoli con essa, ma spiegarla e insegnarla non si può.
Il giudizio è più che una capacità. Fa partire per mari intellettuali oltre le sponde di dure e indiscutibili informazioni fattuali.
La saggezza richiede previdenza.
La cosiddetta buona società riconosce il valore di pregi d'ogni specie, tranne quelli spirituali: anzi questi sono contrabbando.
C'è una saggezza che è dolore, ma c'è un dolore che è follia.
Un uomo saggio non perde mai nulla se ha sé stesso.