Sono i libri che un uomo legge, quelli che lo accusano maggiormente.
Il commettere delitti non toglie che si abbiano dei vizi.
Il cadere non esclude il librarsi. Dalla caduta sorge l'ascesa.
Alla zampa di ogni uccello che vola è legato il filo dell'infinito.
La solitudine unendosi alle anime semplici, le complica.
Non c'è il nulla. Zero non esiste. Ogni cosa è qualche cosa. Niente non è niente.
Per capire la differenza che esiste tra leggere un racconto su internet o su un libro, basta chiudere gli occhi e mettere il palmo della mano, prima sullo schermo e poi sulla pagina del libro. Il contatto con la carta, anche detto "libridine", ci fa capire la differenza.
Un classico è un'opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso.
Si possono ignorare moltissimi libri, senz'essere, per questo, un ignorante.
Una stanza senza libri è come un corpo senz'anima.
A volte capita a noi come ai libri: ci troviamo nel posto sbagliato.
Non esistono libri morali o immorali. I libri sono scritti bene o scritti male. Questo è tutto.
Un buon libro è quello che viene aperto con trepidazione e chiuso con profitto.
Si pubblicano libri con caratteri sempre più piccoli. Immagino la fine della letteratura: a poco a poco, senza che nessuno se ne accorga, i caratteri rimpiccioliranno fino a diventare completamente invisibili.
I libri vanno letti con la stessa cura e con la stessa riservatezza con cui sono stati scritti.
Bisognerebbe leggere, credo, soltanto i libri che mordono e pungono. Se il libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo?