Se gli uomini sapessero che per amare una donna bisogna amare la bambina che è in lei.
— Alessandro D'Avenia
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La nostra interpretazione
L’affetto autentico verso una donna richiede di riconoscere e accogliere la parte più fragile, ingenua e originaria che porta dentro di sé. Ogni essere umano conserva una dimensione infantile fatta di sogni, paure, bisogni di rassicurazione, desiderio di protezione e stupore davanti alla vita. Amare davvero significa non limitarsi all’immagine adulta, forte o affascinante che una persona mostra al mondo, ma saper vedere anche le sue insicurezze, le ferite e i desideri semplici che vengono dall’infanzia.
In questo modo l’amore smette di essere possesso o idealizzazione e diventa cura. Non si pretende che l’altro sia sempre all’altezza di un ruolo o di un modello, ma lo si accompagna con pazienza e gentilezza, rispettando la sua storia e la sua vulnerabilità. C’è un invito a un amore che non giudica la delicatezza come debolezza, bensì la abbraccia come parte preziosa dell’identità. La donna non è solo la persona che appare nel presente, ma anche la bambina che è stata e che, in qualche modo, continua a vivere dentro di lei.
Solo chi sa rivolgersi con tenerezza a questa dimensione più intima e nascosta può costruire un legame profondo, basato sulla fiducia e sul rispetto. Amare, in questo senso, equivale a proteggere senza soffocare, a incoraggiare senza dominare, a riconoscere che la vera intimità nasce quando ci si sente liberi di mostrare anche la parte più indifesa di sé, senza timore di essere rifiutati o derisi.
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