La distanza che separa l'ammettere dall'accettare è la depressione.
Tutto è quello che è perché tutto è stato quello che è stato.
È sempre possibile svegliare uno che dorme, ma non c'è rumore che possa svegliare chi finge di dormire.
C'erano cose che volevo dirgli. Ma sapevo che gli avrebbero fatto male. Così le seppellii e lasciai che facessero male a me.
Non credo che esistano limiti a quanto possiamo far sembrare pregiata la vita.
Quando sento che mi prende la depressione, torno a Firenze a guardare la cupola del Brunelleschi: se il genio dell'uomo è arrivato a tanto, allora anche io posso e devo provare a creare, agire, vivere.
Molte persone vorrebbero piuttosto essere certe di essere depresse, piuttosto che rischiare di essere felici.
Non ci sono scuse per essere annoiati. Tristi, sì. Arrabbiati, sì. Depressi, sì. Pazzi, sì. Ma non ci sono scuse per la noia, mai.
Non sono mai le circostanze esteriori, è sempre il sentimento interiore ‐ depressione, insicurezza, o altro ‐ che dà a queste circostanze un'apparenza triste o minacciosa.
Mi sono sentito depresso come non mi sentivo dalla pubertà e ho riempito quasi tre taccuini per capire se era un Problema Mio o un Problema Loro.
Il realismo è semplicemente una maschera per la vera essenza della depressione, che è l'opprimente alienazione dal resto dell'umanità.
La depressione manifesta se stessa con la mancanza di volontà.
Fai disonore alla depressione.
Noi abbiamo il privilegio di poter essere immediatamente utili. Ma in Italia ci sono decine di migliaia di persone che rendono possibile tutto ciò, non solo sostenendoci economicamente, ma anche, come mi dicono da Milano quando mi sentono depresso, "circondandoci di affetto".
E' difficile non deprimersi guardando come nel mondo a volte la gente si comporti in modo davvero strano e depravato.