Chi sa ridere è padrone del mondo.
Che se più mollie più tenui le membra, essa la mentemen capace e men forte anco riceve.
E in vero, colui che si uccide da se stesso, non ha cura né pensiero alcuno degli altri; non cerca se non la utilità propria; si gitta, per così dire, dietro alle spalle i suoi prossimi e tutto il genere umano.
I mali sono meno dannosi alla felicità che la noia.
Io reputo che la fama degli scrittori ottimi soglia essere effetto del caso più che dei meriti loro.
L'uomo si disannoia per lo stesso sentimento vivo della noia universale e necessaria.
A che scopo dobbiamo vivere, se non per essere presi in giro dai nostri vicini e ridere di loro a nostra volta?
Per ogni risata, ci dovrebbe essere una lacrima.
Molti uomini, a causa del riso, producono gioie illusorie: ma io odio i buffoni che per mancanza dei saggi hanno bocche senza freno, e non vanno verso armonia d'uomini, ma nel riso degne case abitano, e dalle navigazioni giungon salvi a casa.
Tanto l'uomo è gradito e fa fortuna nella conversazione e nella vita, quanto ei sa ridere.
Ridere è il linguaggio dell'anima.
Ridere di sé è facile, ridere del mondo un po' meno. Ridere, ridere solamente, impossibile.
Del senno di poi si può sempre ridere e anche di quello di prima, perché non serve.
La più perduta di tutte le giornate è quella in cui non si è riso.
Il riso è il profumo della vita di un popolo civile.