Non vi è niente di più difficile da valutare di un fatto.
La concezione aristocratica della libertà produce, presso quelli che così sono stati educati, un sentimento esaltato del loro valore individuale e un gusto appassionato per l'indipendenza.
Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell'ordine è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un momento all'altro può presentarsi l'uomo destinato ad asservirla.
Negli Stati Uniti c'è raramente una questione politica che presto o tardi non si trasformi in una questione giudiziaria.
In questi secoli le religioni devono mantenersi più discretamente nei loro limiti senza cercare di uscirne poiché volendo estendere il loro potere al di fuori del campo strettamente religioso, rischiano di non essere credute in alcun campo.
La democrazia dà poco ai governanti e molto ai governati. Il contrario avviene nelle aristocrazie, in cui il denaro dello stato va soprattutto a profitto della classe dirigente.
L'attenzione precisa ai fatti è una necessaria premessa di democrazia.
Se è un miracolo, ogni tipo di testimonianza sarà sufficiente; ma se è un fatto, la prova è necessaria.
Se si vuol mettere qualcuno di fronte al fatto compiuto, il fatto non si verificherà.
Prima raccogli i fatti, così in seguito potrai distorcerli come ti pare.
Un fatto è come un sacco: vuoto, non si regge. Perché si regga, bisogna prima farci entrar dentro la ragione e i sentimenti che lo han determinato.
I fatti s'insinuano non soltanto nella storia, ma usurpano il dominio della fantasia e invadono il regno del romanticismo. Tutto s'agghiaccia al loro contatto. Essi rendono volgare l'umanità.
È dai fatti e dai gesti più banali che si deve cominciare a delineare un personaggio, come uno schizzo a grandi linee.
Alcuni fatti dovrebbero essere soppressi o, almeno, bisognerebbe osservare un giusto senso delle proporzioni nel trattarli.
Un fatto vale un mondo di promesse.
I fatti non ci sono: esistono solo interpretazioni.