Tirava un vento maligno che arruffava una nuvolaglia giallusa.
Montalbano dice di amare quel che resta della Sicilia ancora selvaggia: avara di verde, con le casuzze a dado poste su sbalanchi in equilibrio improbabile, e questo piace anche a me ma credo che sia piuttosto un gioco della memoria.
La trovo disdicevole, citando una celebre battuta. Ma l'aspetto con serenità.
Pirchì non si pò campare per anni e anni e anni con una pirsona accanoscennola di dintra e di fora, senza avvirtiri che in questa pirsona è avvinuto un qualichi cangiamento.
La rivoluzione la intendo come una forza propulsiva, come il convergere di alcune situazioni storiche che determinano l'esplosione di tutte le valvole di sicurezza. La rivoluzione è un avvenimento che cambia il mondo.
L'affidarsi alla memoria, è la volontà dell'uomo di non scomparire. E quando la conoscenza si arresta, subentrano i sensi, che alimentano la fantasia.
La nostra voce è la musica che fa il vento quando ci attraversa il corpo.
E forse gli alberi che attirano le tempeste, sono quelli che il vento inclina sui naufraghi, persi, senz'alberi, senz'alberi né isole fertili. Ma cuore mio, ascolta il canto dei marinai!
All'uscita dalla baia il vento è solo forza, sbriciola onde e infradicia le barbe.
Non fischiare al vento se non vuoi che soffi.
Vento. Aria che ha fretta.
Ah, popolo mobile che cede al minimo vento! Sventura a chi s'appoggia su questa canna.
Quando non tira vento anche il galletto in cima al campanile manifesta del carattere.
Il fiore si nasconde nell'erba, ma il vento sparge il suo profumo.
So che dopo la mia morte sulla mia tomba sarà deposta molta immondizia. Ma il vento della storia la disperderà senza pietà.
Se il vento mi trasporta per niente, perché devo camminare?