L’idea al centro di queste parole ribalta una paura molto diffusa: la sensazione che amare significhi esporsi, scoprirsi, dunque indebolirsi. Qui, invece, l’esperienza del sentimento appare come una fonte di vigore interiore, qualcosa che non sottrae ma aggiunge. L’affetto profondo verso un’altra persona amplia il coraggio, la determinazione e la capacità di resistere alle difficoltà. Quando ci si lega davvero, non si diventa più fragili, ma si scopre una nuova forza, fatta di responsabilità, dedizione e desiderio di proteggere chi si ama. L’amore non viene descritto come un rifugio passivo, bensì come un’energia che trasforma. Contribuisce a far emergere parti di sé che altrimenti rimarrebbero nascoste: una maggiore resilienza, una volontà più salda, un’identità più definita. È proprio nel momento in cui si mette al centro il bene dell’altro che nasce una potenza interiore diversa da qualunque forma di forza egoistica. Questa visione suggerisce che la vulnerabilità non è il contrario della forza, ma una sua espressione più matura. Il coraggio di legarsi, di preoccuparsi, di rischiare di perdere diventa il vero terreno su cui si misura la grandezza di una persona. In questo senso, chi ama profondamente supera, in forza morale e interiore, chi resta chiuso per paura di soffrire.