La preghiera intercessoria può essere definita come l'amare il nostro prossimo stando in ginocchio.
La vicinanza all'altro - vicinanza sul serio e non finta - fino a sentirlo come qualcuno che mi appartiene - anche il nemico mi appartiene come fratello - supera ogni barriera di nazionalità, di estrazione sociale, di religione..., come ci insegna il buon samaritano della parabola evangelica.
I cristiani vanno incontro ai poveri e deboli non per obbedire ad un programma ideologico, ma perché la parola e l'esempio del Signore ci dicono che tutti siamo fratelli. Questo è il principio dell'amore di Dio e di ogni giustizia fra gli uomini.
La fede sposta le montagne! E' in grado di arricchire la società grazie alla carica di fraternità concreta che porta in se stessa. Una fede accolta con gioia, vissuta a fondo e con generosità può conferire alla società una forza umanizzante.
Io mi salvo solo se attraverso me si salvano gli altri.
Se un fratello sta davanti alla porta e bussa, uno lo accoglie a braccia aperte, senza chiedere quanto gli verrà a costare.
L'umanità troverà in se stessa la forza di vivere per la virtù anche senza credere nell'immortalità dell'anima! La troverà nell'amore per la libertà, per l'uguaglianza, per la fratellanza.
Non dobbiamo permettere a nessuno di allontanarsi dalla nostra presenza, senza sentirsi migliore e più felice.
La rivelazione biblica incoraggia l'accoglienza dello straniero, motivandola con la certezza che così facendo si aprono le porte a Dio e nel volto dell'altro si manifestano i tratti di Gesù Cristo.
Che tutti siano uno: per queste parole siamo nati, per l'unità, per contribuire a realizzarla nel mondo.
In fondo, il segreto della vita è di fare come se ciò che ci manca più dolorosamente noi l'avessimo. Il precetto cristiano è tutto qui. Convincersi che tutto è creato per il bene, che c'è la fraternità umana - e se ciò non è vero, che importa?