In queste parole emerge una visione disillusa, quasi brutale, del sentimento amoroso. L’esperienza affettiva viene accostata a qualcosa di fisico, effimero, che perde vitalità in pochissimo tempo. L’entusiasmo, la passione, l’intimità iniziale sono osservati come fenomeni di rapido consumo, destinati a esaurirsi presto, più in fretta di quanto si voglia ammettere. L’immagine utilizzata accentua l’idea di un amore che non è eterno, né spirituale, ma vulnerabile, soggetto all’usura del desiderio, dell’abitudine, della stanchezza. Si coglie una sfiducia profonda nella capacità degli esseri umani di mantenere vivo il sentimento oltre l’impulso momentaneo. Il coinvolgimento emotivo appare degradato a reazione transitoria del corpo, e non a legame duraturo tra due persone. Da questa prospettiva, ciò che spesso viene idealizzato come sentimento alto e nobile viene riportato a una dimensione cruda, dove la bellezza dell’inizio è destinata a trasformarsi velocemente in aridità. L’amore diventa così un movimento breve, intenso ma destinato a seccarsi, lasciando dietro di sé un senso di vuoto e di inevitabile fine.