Non sono tanto brava con le parole. E allora io chiedo che mi si dia un microfono per cantare e sarò felice.
Gli uomini sfogano le grandi passioni dando nel canto, come si sperimenta ne'sommamente addolorati ed allegri.
Perché filosofeggiare dal momento in cui possiamo cantare?
Chissà perché quando mi rado nel bagno, se provo a canticchiare un motivetto odierno, mi taglio.
D'in su la vetta della torre antica, Passero solitario, alla campagna Cantando vai finché non more il giorno; Ed erra l'armonia per questa valle.
Mi piacerebbe saper cantare, ma ho una pessima voce.
La canzone è un momento di grande felicità. Non sono d'accordo con i tormenti interiori. Non servono a niente. Io voglio cantare la felicità, anche se non esiste, mi voglio illudere che esista, devo credere che esista.
Secondo voi ma a me cosa mi frega di assumermi la bega di star quassù a cantare, godo molto di più nell'ubriacarmi oppure a masturbarmi o, al limite, a scopare.
Il cantante deve convincere delle sue tesi. Contrariamente al filosofo, però, lui può farlo senza argomenti.
In fondo mi chiedo se il vero movimento del mondo non sia proprio il canto.
Il canto è il suono dell'anima.