L'amore?
Comincia con un parolone, poi tira avanti con paroline e alla fine sono parolacce.

Edouard Pailleron
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La nostra interpretazione

All’inizio di una relazione spesso domina l’enfasi: grandi dichiarazioni, promesse solenni, parole altisonanti che sembrano poter contenere l’infinito. Il sentimento appare assoluto, definitivo, quasi sacro. Con il tempo, però, questo slancio iniziale tende a ridimensionarsi. Le parole si fanno più piccole, quotidiane, a volte ripetitive: si entra nella routine, il rapporto si stabilizza, e ciò che sembrava eccezionale diventa normale. Si continua a parlare d’amore, ma il tono cambia; diminuisce la meraviglia e cresce la familiarità, che talvolta può sfociare in noia, incomprensioni e piccoli risentimenti. Quando la relazione si deteriora, il linguaggio segue questo declino: laddove c’erano dichiarazioni appassionate subentrano accuse, recriminazioni, attacchi, fino a espressioni offensive. L’evoluzione delle parole diventa allora lo specchio dell’evoluzione del sentimento: dalla idealizzazione alla disillusione, dalla tenerezza al conflitto. Il percorso descritto non è solo una critica al romanticismo esagerato, ma anche un monito su quanto sia fragile l’equilibrio tra ciò che si promette e ciò che realmente si costruisce nel tempo. L’amore viene rappresentato come qualcosa che può corrompersi, logorato dalla convivenza, dalle aspettative tradite e dall’incapacità di trasformare l’entusiasmo iniziale in rispetto duraturo.

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