Sono nata per condividere non l'odio, ma l'amore.

Sofocle
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La nostra interpretazione

Le parole di Sofocle richiamano con forza l’idea che la natura più autentica dell’essere umano sia orientata al dono di sé, alla cura e alla connessione, piuttosto che alla distruzione e alla separazione. L’odio appare come una deviazione, una distorsione temporanea di ciò che si è davvero. L’amore, invece, è presentato come una vocazione originaria: qualcosa per cui si viene al mondo, non solo come sentimento intimo, ma come compito da assumere nella relazione con gli altri. Questo orientamento non è ingenuo né romantico: sottintende una scelta etica. Anche in presenza di conflitti, ferite e ingiustizie, l’essere umano conserva la possibilità di decidere se alimentare il rancore o aprirsi alla comprensione, al rispetto, alla solidarietà. L’espressione “condividere” mette in primo piano una dimensione attiva: non basta provare affetto in modo astratto, occorre renderlo concreto, trasformarlo in gesti e atteggiamenti che generano ponti al posto dei muri. L’odio chiude, irrigidisce l’identità e isola. L’amore, al contrario, amplia l’orizzonte, permette di vedere nell’altro non un nemico o un rivale, ma un compagno di esistenza. In questo senso, la vita acquista significato proprio nella misura in cui ci si lascia guidare dall’amore, facendone la chiave delle proprie scelte e la direzione fondamentale del proprio agire nel mondo.

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