A volte ci sembra che Dio non risponda al male, che rimanga in silenzio. In realtà Dio ha parlato, ha risposto, e la sua risposta è la Croce di Cristo: una Parola che è amore, misericordia, perdono.
— Papa Francesco
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La nostra interpretazione
Il testo propone una riflessione sul problema del male e sul silenzio di Dio nelle situazioni più oscure dell’esistenza. Parte dall’esperienza umana di sentirsi abbandonati, soprattutto quando la sofferenza sembra ingiusta e insensata. In quei momenti matura l’idea che Dio non intervenga, che resti distante e muto. La prospettiva offerta ribalta questo sguardo: il punto non è che Dio non risponda, ma che la sua risposta è diversa da quella che ci aspetteremmo. Invece di eliminare magicamente il male, Dio si espone al male stesso, lo assume su di sé, entra nella logica del dolore umano. La croce diventa così il luogo in cui si manifesta un amore che non si limita a compatire, ma si dona fino in fondo, senza condizioni. È un amore che non cerca la vendetta, ma apre una via di misericordia e di perdono, persino nei confronti di chi ferisce e distrugge. In questo senso, non c’è indifferenza divina di fronte alla sofferenza: c’è una solidarietà radicale, che trasforma il dolore in spazio di redenzione. La vera risposta al male non è un discorso, ma una presenza che condivide, che perdona e che invita a fidarsi anche quando tutto sembra tacere. In questa prospettiva, il credente è chiamato a riconoscere nella storia ferita del mondo un amore nascosto ma operante, e a lasciarsi plasmare da questa stessa logica di donazione, compassione e perdono.