Ci amiamo ma ognuno di noi appartiene a se stesso, per questo ci desideriamo. Come si può altrimenti desiderare una cosa che si ha?
Le persone non si possono possedere, si può solo averne l'illusione.

Fabio Volo
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La nostra interpretazione

In queste parole emerge un’idea di amore che rifiuta il possesso e mette al centro la libertà individuale. Due persone possono volersi profondamente bene, desiderarsi e scegliere di condividere un percorso, ma senza smettere di appartenere innanzitutto a se stesse. Il desiderio non nasce dall’appropriazione, ma dalla distanza sottile e rispettosa tra due individui autonomi. Se qualcosa è considerata “nostra” al punto da annullare l’altro, viene meno quella tensione viva che alimenta l’attrazione e la curiosità. Viene messo in discussione il concetto di “avere” una persona, che spesso si confonde con il prendersene cura: l’illusione di possederla genera dipendenza, paura di perderla e, paradossalmente, allontanamento. Il legame autentico, al contrario, si fonda sul riconoscimento dell’altro come essere libero, imprevedibile, non controllabile. Proprio in questo spazio di libertà reciproca si rigenera continuamente il desiderio, perché l’altro rimane una presenza che non si esaurisce mai, che non può essere messa in gabbia. L’amore diventa allora scelta quotidiana, non prigione: un incontro tra due libertà che non cercano di annullarsi, ma di esistere fianco a fianco senza smettere di desiderarsi.

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