Il vero amore rende il pensiero della morte familiare, facile, senza terrori: un semplice termine di paragone, il prezzo che si pagherebbe per tante cose.
— Stendhal
0
La nostra interpretazione
Quando il sentimento è autentico, l’idea della fine non appare più come un abisso oscuro, ma come qualcosa che si può guardare in faccia senza essere annientati dal terrore. L’intensità dell’affetto trasforma la morte in un parametro con cui misurare il valore di ciò che si è disposti a dare. Chi ama profondamente arriva a considerare la propria esistenza come un’offerta possibile, quasi naturale, per proteggere o realizzare il bene della persona amata. In questa prospettiva, la morte smette di essere solo una minaccia e diventa, almeno sul piano del pensiero, una moneta estrema di scambio, il limite ultimo di ciò che si è pronti a sacrificare.
L’amore autentico sposta il centro di gravità dall’io all’altro: la paura della perdita di sé diminuisce perché a prevalere è il desiderio che l’altro viva, sia felice, sia al sicuro. La mente trova così una forma di familiarità con l’idea della fine, non per rassegnazione morbosa, ma perché la vita acquista un significato tanto grande da rendere accettabile, in confronto, anche il rischio estremo. Ne nasce una calma particolare: non l’assenza di paura, ma la consapevolezza che alcune cose valgono più della propria incolumità. L’amore, in questo senso, rende il pensiero della morte pensabile, dicibile e quasi domestico, perché lo inserisce in un orizzonte di senso più vasto, dove contano soprattutto la dedizione, il dono e la capacità di andare oltre il proprio istinto di conservazione.