L’amore viene descritto come una forza che domina l’essere umano senza chiedere permesso e senza fare distinzioni. Non importa lo status sociale, il carattere o le intenzioni: quando arriva, travolge chiunque incontri. In questo senso assume i tratti di una potenza capricciosa, che non segue logiche razionali e che spesso non tiene conto del benessere di chi ne è coinvolto. Può far agire contro il proprio interesse, ribaltare convinzioni radicate, incrinare identità che si credevano solide. Il suo carattere tirannico non sta solo nel dolore che può infliggere, ma nel grado di controllo che esercita su pensieri, emozioni e scelte di vita. Chi ama, spesso perde una parte della propria libertà interiore: desideri, paure e speranze ruotano intorno all’altro, e si entra in una sorta di sudditanza affettiva. Non è necessariamente una condanna negativa, ma sottolinea la sproporzione tra la fragilità umana e la potenza dei sentimenti. L’universalità di questa esperienza dimostra che nessuno può considerarsi del tutto al riparo: prima o poi ognuno fa i conti con una passione che supera la volontà, e che, nel bene o nel male, lascia un segno profondo e irreversibile sulla propria vita.