La solitudine è un fatto personale, interiore: puoi avere intorno 1000 persone, essere innamorata e felice, e sentirti sola. Ti senti sola perché la persona con cui sei non ti risponde come vorresti.
— Ornella Vanoni
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La nostra interpretazione
Il passaggio mette al centro la natura profondamente soggettiva della solitudine. Non ha a che fare con il numero di persone che ci circondano, né con l’apparente pienezza della nostra vita affettiva o sociale. Si può essere circondati da volti, attenzioni, affetto dichiarato, e tuttavia percepire un vuoto che nessuno riesce a colmare. La solitudine nasce quando il proprio mondo interiore non trova un vero interlocutore, quando ciò che si sente, si pensa o si desidera non ottiene una risposta autentica.
In una relazione amorosa questo diventa ancora più doloroso: essere innamorati e, almeno in superficie, felici, ma non sentirsi realmente raggiunti dall’altro. L’assenza non è fisica, è emotiva. Ci si sente soli quando le parole rimbalzano, quando i bisogni profondi non vengono capiti, quando il partner non risponde nel modo in cui il cuore spera. È la distanza invisibile che si crea tra due persone che, pur essendo insieme, non riescono a incontrarsi davvero. Da qui nasce una solitudine ancora più intensa, perché abitata dal paradosso di sentirsi abbandonati accanto a qualcuno.