L’idea centrale è che l’amore, quando è autentico, tende a essere più forte delle nostre argomentazioni, dei nostri calcoli razionali e persino della nostra volontà. Non si lascia facilmente dominare o sconfiggere con la logica o con la forza del carattere. Quando un sentimento così intenso si manifesta, può travolgere abitudini, convinzioni, progetti di vita. Per questo, l’unico modo per non esserne coinvolti fino in fondo diventa l’allontanamento, il taglio netto, la decisione di non restare nel raggio d’azione di quella forza emotiva. C’è anche un’ombra di viltà: invece di affrontare le domande, le vulnerabilità, le trasformazioni che l’amore porta con sé, si sceglie la ritirata. La fuga è allora una vittoria solo apparente: protegge, ma priva anche di un’esperienza che potrebbe essere rigenerante o rivelatrice, pur con tutte le sue sofferenze. Questo vale sia per i legami destinati a finire sia per quelli che non trovano corrispondenza; in entrambi i casi, il distacco fisico o emotivo è l’unico strumento davvero efficace per spezzare il potere che il sentimento esercita sulla mente e sul cuore. L’affermazione, in sottofondo, suggerisce che dove si resta presenti, l’amore vince sempre qualcosa di noi.