Quei bordelli del pensiero che si chiamano giornali.
L'invidia è il più stupido dei vizi, perché non esiste un solo vantaggio che si guadagni da esso.
Bisogna vincere le sofferenze morali che finiscono per rovinar la salute, perché l'amore non resiste a lungo al letto d'un malato.
Che cos'è l'arte, signore? È la natura concentrata.
La pazienza è ciò che nell'uomo più somiglia al procedimento che la natura usa nelle sue creazioni.
Il privilegio di trovarsi dappertutto a casa propria appartiene solo ai re, alle puttane e ai ladri.
Leggo avidamente il giornale. È la mia unica fonte di continua finzione letteraria.
Una grande quantità di cattivi scrittori vive unicamente della stoltezza del pubblico, che non vuol leggere se non ciò che è stato stampato il giorno stesso: sono i giornalisti.
Ritengo una delle fortune della mia vita il fatto di non scrivere per i giornali. Le mie tasche ci rimettono, ma la mia coscienza è soddisfatta.
I giornali arrivavano con tale ritardo che, più che notizie, portavano storia.
Il giornalista è il solo scrittore che, quando prende la penna, non spera nell'immortalità.
I giornalisti si scusano sempre con noi in privato per quello che hanno scritto contro di noi in pubblico.
Peste della patria è il giornalismo che accetta le notizie senza vagliarle, quando pur non le inventa.
C'è da avere più paura di tre giornali ostili che di mille baionette.
I giornalisti sono scrittori, come gl'imbianchini sono pittori.
Come diceva Orson Welles, per avere materiale sempre nuovo basta affidarsi alla cronaca.