L'amore non esce da un rubinetto che si può aprire e chiudere a piacimento.

Stephen King
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La nostra interpretazione

L’amore viene descritto come una forza che non può essere gestita come un semplice meccanismo, né acceso né spento in base alla convenienza o all’umore del momento. Esiste una distanza profonda tra i sentimenti autentici e l’idea utilitaristica di poterli controllare a comando. Quando un legame affettivo è reale, non si lascia regolare da logiche di comodità, non obbedisce a pulsanti emotivi, non risponde a un calcolo razionale. È qualcosa che coinvolge l’intera persona: memoria, desideri, paure, speranze. Per questo, non basta decidere di provare o smettere di provare qualcosa: il sentimento conserva una sua autonomia, continua a fluire o a persistere anche quando sarebbe più semplice spegnerlo. Dietro questa visione c’è un richiamo alla responsabilità: non si può chiedere agli altri di attivare o disattivare ciò che provano semplicemente perché la situazione è cambiata. Le aspettative di controllo assoluto sulle emozioni altrui portano spesso a delusioni e incomprensioni. L’amore, invece, va riconosciuto come esperienza complessa, non riducibile a un gesto di volontà istantaneo. C’è anche un invito implicito all’onestà verso se stessi: fingere di non provare più nulla, quando in realtà il sentimento persiste, significa cercare di applicare a qualcosa di vivo la logica di un oggetto, con il rischio di ferire sé e gli altri. In questo senso l’amore appare come qualcosa di irriducibile, che chiede di essere accolto e gestito con rispetto, non maneggiato come uno strumento da usare a piacimento.

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