Verso la fine si avverte che alla vita umana manca quello che nella scrittura è il Post Scriptum. È questa imperfezione della vita che la rende insoddisfacente e inaffidabile.
— Francesco Burdin
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La nostra interpretazione
Francesco Burdin offre una profonda osservazione sul ciclo vitale umano, paragonando la morte alla mancanza di un Post Scriptum nella scrittura. Questa metafora sottolinea l'idea che esistono aspetti della vita non conclusi o imperfetti, dando origine a una sensazione generale d'incompletezza e insoddisfazione. L'autore ci invita ad ammettere la natura fallibile dell'esistenza umana, enfatizzando l'idea che la fine di ogni esistenza è un punto finale definitivo senza possibilità di aggiunte o correzioni successive. Questo pensiero stimola una riflessione su come vivere nel presente e affrontare le imperfezioni della vita con consapevolezza.
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