Tutto ciò che vorremmo conoscere dell'amore: una dolcezza attenta, una gioia appassionata e soprattutto la tenerezza e un'indomita fiducia, tutto ciò che non abbiamo mai avuto e di cui avremo solo l'illusione, il simulacro che noi stessi ci fabbrichiamo, spesso nel momento meno opportuno.
— Françoise Sagan
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La nostra interpretazione
L’amore è evocato come un insieme di qualità luminose e fragili: cura, gioia, tenerezza, fiducia radicale. Sono gli ingredienti di un’esperienza affettiva piena, desiderata come un approdo sicuro dell’esistenza. Eppure, proprio ciò che attira con tanta forza sembra restare inaccessibile, come se la vita reale non riuscisse mai a coincidere con l’immagine interiore che ciascuno coltiva. Si crea uno scarto doloroso tra ciò che si sogna e ciò che si vive.
Di fronte a questa distanza, la mente costruisce un’ombra del sentimento: una forma di amore immaginato, proiettato sugli altri, che spesso nasce nei momenti meno adatti. È come se, incapaci di trovare quella dolcezza attenta e quella fiducia assoluta nel mondo esterno, ci rifugiassimo in un teatro interiore dove interpretiamo ruoli e attribuiamo all’altro qualità che forse non possiede. In questo modo si rincorre un miraggio che consola e insieme ferisce: consola perché fa vivere l’illusione di un amore totale, ferisce perché, quando la realtà si impone, mostra quanto fosse fragile la costruzione. Il desiderio di un legame autentico rimane intatto, ma si accompagna a un lucido senso di perdita e alla consapevolezza che, spesso, ciò che chiamiamo amore non è altro che il riflesso dei nostri bisogni più profondi.
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