Se si sappia vivere da vinti, lo si è un po' meno.
Nel turismo non esistono né la vita né la morte, né la felicità, né il dolore: c'è soltanto il turismo, che non è la presenza di qualcosa, ma la privazione, a pagamento, di tutto.
A misura che avanziamo nel tragico, il senso del tragico diminuisce.
La maggior parte delle mie paure, circa ai mali fisici, riguarda i medici e le loro cure, non la malattia.
La bellezza è il ponte unico che ci collega con l'infinito. È apparsa per frenare l'intollerabilità del male umano e del suo lamento nella porzione di Essere che ci limita e opprime.
La collera, nel civilizzato, rientra quasi sempre. Non viene espulsa, lo attossica. Siamo tutti botteghe chiuse di collere rientrate; le botteghe chiuse sono uno spettacolo triste.
La felicità è vivere e io sono per la vita.
Vivi come in punto di morte vorresti aver vissuto.
Non vive colui che non desidera altro che di vivere.
E' meglio fare delle stupidaggini che vivere risparmiando energie.
Per poter ben morire bisogna avere imparato a ben vivere.
Vivere senza di lui sarebbe stato, per sempre, la sua occupazione fondamentale, e da quel momento le cose avrebbero avuto ogni volta un'ombra, per lei, un'ombra in più, perfino nel buio, e forse soprattutto nel buio.
Non dovremmo preoccuparci di aver vissuto a lungo, ma di aver vissuto abbastanza.
Se un uomo non ha scoperto nulla per cui vorrebbe morire, non è adatto a vivere.
Viviamo, nell'imbrunire della coscienza, mai certi di cosa siamo o di cosa supponiamo essere.
Vivere è l'unico valore della modernità. Perfino l'eroe moderno muore esclusivamente in nome della vita.
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