Viviamo nella paura, ed è così che non viviamo.— Buddha
Viviamo nella paura, ed è così che non viviamo.
I fontanieri incanalano l'acqua, gli armaioli piegano i dardi, i falegnami piegano il legno, i saggi piegano se stessi.
Tutti gli esseri tremano di fronte alla violenza. Tutti temono la morte. Tutti amano la vita.
Mai, invero, si placano quaggiù gli odii con l'odiare: col non-odiare si placano. Questa è legge eterna.
Beati i pacifici che, evitando malizia, orgoglio e ipocrisia, praticano la compassione, l'umiltà e l'amore.
Se poniamo a confronto il fiume e la roccia, il fiume vince sempre non grazie alla sua forza ma alla sua perseveranza.
Chi ha paura di sognare è destinato a morire.
L'importante non è non avere paura, ma evitare che la paura ci possieda. L'uomo deve essere padrone anche delle sue debolezze.
Le concessioni dei deboli sono le concessioni della paura.
L'origine della paura è nel futuro, e chi si è affrancato dal futuro non ha più nulla da temere.
La paura di soffrire è assai peggiore della stessa sofferenza.
Una vita vissuta nella paura è una vita vissuta a metà.
La paura è una grande passione, se è vera deve essere smisurata e crescente. Di paura si deve morire. Il resto sono piccoli turbamenti, spaventi da salotto, schizzi di sangue da pulire con un fazzolettino. L'abisso non ha comodi gradini.
La paura governa il genere umano. Il suo è il più vasto dei domini. Ti fa sbiancare come una candela. Ti spacca gli occhi in due. Non c'è nulla nel creato più abbondante della paura. Come forza modellatrice è seconda solo alla natura stessa.
L'importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza.
Non è coraggio se non hai paura.