Il poker e l'amore sono entrambi giochi di bluff.
— Helen Rowland
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La nostra interpretazione
L’amore viene accostato a un gioco in cui nessuno mostra davvero le proprie carte. Il richiamo al bluff suggerisce che, spesso, i sentimenti non vengono esposti nella loro autenticità, ma vengono mascherati, esagerati o attenuati per proteggersi, per ottenere qualcosa, o per non perdere ciò che si ha. Nella dinamica affettiva entra così una componente strategica: si nascondono paure, insicurezze, desideri profondi, e si mostrano solo parti selezionate di sé, come un giocatore che decide quando rischiare e quando ritirarsi. L’attrazione, la promessa, la seduzione possono allora diventare mosse calibrate, non sempre coincidenti con ciò che si prova davvero. Allo stesso tempo, il parallelismo sottolinea quanto la fiducia sia fragile: bastano pochi inganni o mezze verità per far crollare un rapporto, proprio come una mano di carte può ribaltarsi all’ultimo momento. L’unione tra rischio, speranza e inganno mette in luce la vulnerabilità di chi ama e la sottile linea che separa autenticità e manipolazione. In questo modo emergono sia la bellezza rischiosa del coinvolgimento emotivo, sia la sua potenziale falsità, quando il bisogno di vincere supera il coraggio di essere sinceri.