Una morte dignitosa è un diritto di libertà.
Nessuno contesta il diritto di ognuno a disporre della sua vita, non vedo perché gli si debba contestare il diritto a scegliere la propria morte.
Non è necessario essere socialisti per amare e stimare Pertini. Qualunque cosa egli dica o faccia, odora di pulizia, di lealtà e di sincerità.
Anche quando avremo messo a posto tutte le regole, ne mancherà sempre una: quella che dall'interno della sua coscienza fa obbligo a ogni cittadino di regolarsi secondo le regole.
Forse uno dei guai dell'Italia è proprio questo, di avere per capitale una città sproporzionata per nome e per storia, alla modestia di un Popolo che quando grida "forza Roma" allude solo ad una squadra di calcio.
Ho smesso di credere all'utilità di una Storia scritta al di fuori di tutti i circuiti della politica e della cultura tradizionali. Anzi, ad essere sincero sino in fondo, ho smesso di credere all'Italia.
In una visione laica della vita, la decisione di concludere l'esistenza con un atto che abbia luogo in modo umanitario ma razionale, è una soluzione comprensibile quando il dolore fisico e morale non permettono più di onorare la vita pienamente.
Scegliere l'eutanasia non è un gesto facile: è e va intesa come un atto estremo che va considerato con discrezione, va deciso nel segreto delle proprie coscienze, senza clamore e senza prescindere dalle proprie concezioni etiche e morali.
Per il medico ci sono infinite opportunità di abbreviare o troncare una pena senza speranza, e c'è anche il trapanante dovere di non trascurarle.
Se noi abbiamo un diritto alla vita, abbiamo anche un diritto alla morte. Sta a noi, deve essere riconosciuto a noi il diritto di scegliere il quando e il come della nostra morte.
Ci sono dolori che possono calmare soltanto dosi molto elevate, così elevate da risultare mortali, di stupefacenti. Chi le pretende, per sé o per qualcuno che ama, ha certo più ragione di chi gliele nega.
In passato c'era la paura di morire anzitempo. Oggi c'è quella di sopravvivere oltre il limite naturale della vita, in una condizione artificiale, priva di coscienza e di vita di relazione.